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La pittura di Bernocco si riallaccia con acutezza espressiva alla tradizione del paesaggismo otto e novecentesco in Liguria, rinnovandone in senso attuale le forme, grazie a quella libertà di colore e di segno che la sua prima esperienza “informale”, e l’esempio di illustri maestri, dall’inglese Sutherland all’italiano Mafai, gli consentono. Le opere degli anni novanta segnano la definitiva affermazione del “paesaggismo d’emozione” di questo fine pittore, che attraverso la semplificazione delle forme visibili e la loro immersione nella luce, giunge ad una pittura densa di contenuti emozionali, questa volta in linea con quel “filone ligustico” della poesia moderna che da Ceccardo Roccatagliata Ceccardi giunge a Montale e a Sbarbaro.

Gianfranco Bruno


Il labirinto
dell'immagine

Nino Bernocco s’ era avviato alla pittura in quegli anni e ne seguiva i dettami. Le sue prime sperimentazioni furono attente ricerche sulla densità della materia pittorica, sul gesto e sugli strati che si depositavano lavorando la tela. Poi fu colpito dalla drammaticità delle vita vista e vissuta. Non era sufficiente la pulsione animata della materia per comunicare il vigore del sentimento. Si doveva restituire al dipingere il diritto di narrare. Ed è così per lui iniziata la lunga strada della riscoperta del reale, del dramma quotidiano al quale l’ essere umano è costretto e dal quale non può esimersi dal partecipare. Ha scoperto quasi per prassi automatica Nino Bernocco che l’ artista non può esimersi dal testimoniare. La materia per contare deve raccontare.  

Philippe Daverio




 
       
     

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Dipingere non è un'operazione estetica: è una forma di magia intesa a compiere un'opera di mediazione fra questo mondo estraneo ed ostile e noi. Pablo Picasso, in Françoise Gilot e Carlton Lake, Vita con Picasso, 1964